Riflessioni sul referendum

Quelli che ci chiedono di astenerci dal votare al referendum, oppure di andarci per votare NO, vogliono consentire alle compagnie petrolifere l’estrazione di gas e petrolio nelle piattaforme entro le 12 miglia senza alcun limite di tempo, fino a esaurimento del giacimento, ossia a tempo indeterminato.
Lecito, non entro nel merito. Ma voglio evidenziare un aspetto di carattere generale: quelli che ci chiedono di astenerci dal votare al referendum, oppure andarci e votare NO, sono gli stessi che hanno anche un’idea di società precaria a tempo indeterminato, a progetto, a contratto. Gli stessi per cui studi qui e là, lavori un po’ qui e un po’ là, ti formi e ti informi (a tue spese), realizzi un progetto, magari anche un bel progetto e poi ciao, spesso senza nemmeno un arrivederci, figuriamoci un grazie. Paradossalmente, la maggior parte delle volte ti chiedono di farlo nella metà del tempo necessario, dandoti di conseguenza anche la metà dei soldi. E la storia per cui se lavori bene ti tengono, vale in pochissimi casi. Estremizzo, ovvio, ma non sono troppo distante dal vero.
Quest’idea di società a tempo determinato, non è incredibilmente incoerente con l’eccezione che ci chiedono di concedere alle compagnie petrolifere?

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2 risposte a Riflessioni sul referendum

  1. Pingback: #trivelle: ci vogliono tutti precari, perenni solo i privilegi alle compagnie petrolifere | RUDI

  2. Vale ha detto:

    A prescindere dal discorso del precariato, francamente a me pare un referendum inutile. Che fastidio possono dare delle trivelle che stanno a 12 miglia marine dalla costa, di cui praticamente quasi nessuno sapeva dell’esistenza fino a pochi giorni fa? Nessuno. Ed ecco perchè alla fin fine andranno a votare i soliti 4 gatti; i comuni spenderanno eresie di soldi e tutto resterà come prima. Ah, per la cronaca mi avevano chiamata per far la scrutatrice (dopo ben 25 anni che non mi chiamavano, pensa tu che caso!) ma ho declinato l’invito. Mica mi rovino il weekend per una gioppinata del genere!

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